La faccia della Buona Politica

“Milano non è la Puglia!” Credo che questa sia stata la frase che mi son sentito ripetere più frequentemente durante la campagna per le primarie a sostegno di Giuliano Pisapia. Certo, la Puglia era il laboratorio politico delle destre da sempre, la Puglia di Tatarella prima, e di Fitto (quello che doveva essere il delfino di Berlusconi) poi. Mentre Milano proveniva da una cultura di Sinistra, Riformista, Socialista, Antifascista, e solo negli ultimi 20 anni è diventata laboratorio politico delle destre. A conti fatti forse la Puglia era anche più difficile come sfida per una sinistra di governo rispetto a Milano. Fatto sta che la primavera pugliese e la storia che stiamo provando a scrivere oggi a Milano, con i due protagonisti Nichi Vendola e Giuliano Pisapia, sono due storie parallele e vicinissime, con un unico vero personaggio principale: la gente. Si, perchè la vittoria di Giuliano Pisapia alle primarie cittadine risponde a due precise richieste della gente, così come è successo 5 anni fa in Puglia: Identità e Partecipazione. Certo, sarà pure un discorso squisitamente pre-politico, forse più sociologico, ma strettamente attuale. In un momento di crisi delle istituzioni, in cui la politica, cioè la gestione dello stare insieme, non risponde più ai propri fini e ideali, cresce la voglia di sentirsi legati ad una identità e soprattutto la voglia di partecipare per sentirsi protagonisti della pianificazione del proprio futuro. Pisapia così come Vendola sono espressione di questo sentimento. Questa deve essere la riflessione di una Sinistra credibile, e non l’eterno dilemma tra Marxismo e Moderatismo. C’è voglia di una sinistra che sia Marxista in quanto vede la propria storia inserita in un percorso di storia collettiva, c’è voglia di una Sinistra Moderata in quanto capace di dialogare con tutti gli attori attivi della storia entro la quale agisce. C’è voglia di una Sinistra vera e che si occupi dei protagonisti veri: la gente. E qui subentra il discorso prettamente politico. Bisogna parlare dei temi quale Sicurezza e Giustizia, certo, senza rincorrere però la destra. Ma in un momento in cui la linea politica delle destre Europee è la destrutturazione sistematica del Welfare, quale può essere l’altra possibilità che la Sinistra (di governo) deve mettere in campo se non una adeguata discussione di un nuovo Welfare moderno, diretto, allargato, efficiente? La Buona Politica ha la faccia di chi vuole stare insieme, di chi vuole vedere la propria storia legata a quella del suo vicino e del suo lontano, di chi vuole parlare con tutti per far scoprire a tutti la bellezza del costruire insieme un percorso rischioso, perchè si crea dal nulla apparente, ma fantastico perchè contiene in potenzialità il tutto.

 

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Qui non è l’America

Siamo ad un momento di svolta. Una vera e propria crisi, non solo economica, dell’attuale modello di società e di stato che attraversa l’intera Europa. Da un lato le destre, di Cameron, Sarkozy, Berlusconi, stanno mostrando la loro faccia despotica, illiberale ed antidemocratica in risposta a questa crisi. L’ideale perseguito sembra essere il “tiriamo a campare”, o meglio si cerca di arginare le carenze del presente andando a tagliare nettamente una qualsiasi idea di futuro. In Francia si riformano le pensioni cercando di portarle a 67 anni, in Inghilterra le tasse universitarie sono aumentate a 9 mila sterline l’anno (circa 11 mila euro – erano circa 1000 euro 10 anni fa), in Italia viene tagliato quasi il 90% delle borse di studio. E la cosa peggiore è che questa “guerra al futuro” non viene controbilanciata da adeguate riforme del Welfare. Assistiamo alla sistematica cancellazione del futuro di intere generazioni di cittadini e alla condanna all’analfabetismo e all’idiozia di tante altre generazioni. Ma in tutto ciò c’è un’Europa Migliore che si risveglia e che protesta, c’è l’Europa dei “giovani senza futuro” (che si stia avverando la profezia dei vecchi punk inglesi?) c’è l’Europa che, forte della propria storia di lotte per i diritti, cerca un nuovo respiro e cerca giustizia sociale. E allora parliamo di Welfare, parliamo di Futuro, parliamo di un’Europa che forse ci siamo negli ultimi tempi dimenticati, schiavi dell’egemonia culturale individualista delle destre. Oltre il recinto del nostro giardino c’è un’altro giardino che lotta per vivere. Andiamo a bussare a quella porta e coltiviamo i nostri giardini insieme. Qui non è l’America.

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